Arsenico nell’acqua del Lazio: la lista dei Comuni a rischio
Acqua all'arsenico nel Lazio, 32 Comuni ne vietano il consumo e scoppia la polemica tra Regione e amministrazioni locali. Dal 1 gennaio acqua non potabile.
L’arsenico è ancora un problema per le famiglie del Lazio. La situazione ha raggiunto ormai livelli critici e il blocco delle forniture per 32 Comuni laziali ne è la prova più evidente. Simili azioni erano state evitate sino al 31 dicembre 2012 solo grazie ad una serie di deroghe che puntava a concedere alle amministrazioni locali il tempo per attuare le necessarie correzioni. Ora questo tempo è scaduto e dal 1 gennaio 2013 scattano le ordinanze di stop, 25 solo nel viterbese.
Gli obblighi collegati alla non potabilità dell’acqua vanno però oltre il divieto di consumo diretto. Non è permesso nemmeno l’impiego per la cottura, la preparazione di bevande o la reidratazione/ricostituzione di alimenti né per le pratiche di igiene personale che possano portare ad una sia pur minima ingestione del liquido (come il lavaggio dei denti o del viso). Gli effetti dell’ingestione di acqua contenente arsenico riguarderebbero in particolar modo alcune forme tumorali e sarebbero visibili già a distanza di appena 5 anni secondo l’OMS.
Consentiti sono il lavaggio di indumenti, stoviglie e ambienti, l’utilizzo per lo scarico del wc e per il funzionamento degli impianti di riscaldamento. L’igiene personale è permesso unicamente in relazione a parti del corpo non prossime al cavo orale o nasale e in assenza di determinate patologie cutanee.
Queste le aree interdette al consumo:
- Anguillara Sabazia;
- Ardea;
- Canale Monterano;
- Civita Castellana;
- Bagnoregio;
- Blera;
- Bolsena;
- Canino;
- Capodimonte;
- Capranica;
- Caprarola;
- Carbognano;
- Civitavecchia Nord;
- Civitella D’Agliano;
- Fabrica di Roma;
- Grotte di Castro;
- Ischia di Castro;
- Lanuvio
- Lubriano;
- Marta;
- Mazzano Romano;
- Montalto di Castro;
- Monte Romano;
- Piansano;
- Ronciglione;
- Villa San Giovanni in Tuscia;
- Vetralla;
- Tuscania;
- Tessennano;
- Tarquinia;
- Velletri;
- Viterbo.
Alcune di queste aree hanno predisposto un servizio di autobotti per gestire l’emergenza delle prossime settimane, tra queste Tarquinia (numero verde per informazioni 0766/849244) e Civitavecchia Nord, con le famiglie di quest’ultima destinatarie di una card che garantirà a ciascuna di loro l’accesso a 600 litri d’acqua potabile.
Un problema quello dell’arsenico che grava da anni sulle forniture idriche laziali, tanto che le deroghe scadute con il finire del 2012 avevano preso il via dal 2010. Da quella data tanto si sarebbe potuto fare e poco invece è stato effettivamente realizzato. Non solo, risale al gennaio scorso la decisione del TAR di imporre un obbligo di risarcimento di 200 mila euro ai ministeri di Ambiente e Sanità a causa della “fornitura di servizi idrici scadenti e lesivi della salute pubblica”.
Il problema è stato sollevato più volte durante lo stesso 2012, l’ultima delle quali lo scorso ottobre, quando il numero di cittadini laziali a rischio per l’arsenico nell’acqua pubblica era stimato intorno al milione. Sotto accusa da parte di alcune amministrazioni comunali è finito ora l’operato della Regione, rea di non aver provveduto agli interventi necessari.
La speranza per i Comuni sottoposti dal 1 gennaio 2013 al blocco viene dall’esempio di Latina che ha provveduto da sé, come sottolinea il presidente di AcquaLatina Giuseppe Addessi, ai lavori necessari per il ritorno alla normalità:
Possiamo dire che tutti i lavori fatti sono stati finanziati dalle casse di Acqualatina e quindi dei cittadini utenti. Il problema dell’arsenico l’abbiamo risolto con i soli fondi della bolletta e con un piccolo contributo della Regione.